“A chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più”: Gesù si riferisce qui ad un servo che conosce il padrone e che ha avuto una relazione stretta con lui tanto che riceve in affidamento tutti i suoi averi. Ritorna in mente il brano dell’Antico Testamento “Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato. Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà” (Gs 24, 13–14).
Se invece il servo di cui parla Gesù non ha vissuto l’amicizia con il Signore non vede la bellezza di quello che riceve. Così è staccato dal Signore e pensa di vivere la vita con il massimo del godimento. I doni che abbiamo ricevuto, e ne abbiamo molti, o li usiamo per fare il bene o li usiamo per fare il male, non c’è una soluzione neutra. Ognuno è responsabile degli altri e tutti siamo economi nella nostra vita, possiamo farlo ammassando il grano come lo stolto possidente, oppure come l’economo che al suo momento dà la misura di grano agli altri servi, ai suoi fratelli. “Beato quel servo che, venendo il suo Signore, lo troverà così”, cioè dando il grano come lo ha ricevuto, amando com’è amato, servendo come è servito. (dalla Lectio 68 di padre Filippo Clerici e padre Silvano Fausti)
Per riflettere
Preghiera finale
Sono io il misero che i ladri assalirono
e ladri sono i miei pensieri che mi colpiscono e feriscono.
Ma chinati su di me, Cristo Salvatore,
e guariscimi.
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
(Sant’Andrea di Creta, Grande Canone)
AUTORE: Maggiorana e Lorenzo Mastropietro
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi