È sempre questione di processi: sia per finire condannato che per finire santo devi fare una trafila con prove, testimonianze, controtestimonianze, avvocati… Ci vogliono mesi, se non anni, prima di finire in galera o sugli altari.
Questi due che dialogano su una croce hanno subito un processo che si conclude con una condanna a morte (di quello del ladrone non sappiamo niente, ma non possiamo aspettarci che fosse più equo della farsa celebrata a Gesù.)
Sulle due croci avviene, in poche battute, il processo di canonizzazione più breve della storia: il ladrone (che la tradizione chiama Disma, e che nel calendario viene ricordato il 25 marzo) riconosce di aver fatto del male e quindi di meritare una pena, ma soprattutto riconosce che l’altro crocifisso con lui è re, per questo chiede la grazia di essere accolto nel suo regno. Viene esaudito: oggi sarai con me in paradiso.
Giovanni Crisostomo commenta così: «Questo ladrone ha rubato il paradiso. Nessuno prima di lui ha mai sentito una simile promessa, né Abramo, né Isacco, né Giacobbe, né Mosè, né i profeti, né gli apostoli: il ladrone entrò prima di tutti loro. Ma anche la sua fede oltrepassò la loro. Egli vide Gesù tormentato, e lo adorò come se fosse nella gloria. Lo vide inchiodato ad una croce, e lo supplicò come se fosse stato in trono. Lo vide condannato, e gli chiese una grazia come ad un re».
Che si può fare di fronte a questo brano di Vangelo, se non contemplare e ringraziare?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti di questo mese sono curati da Luisa Prodi