Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 20 Febbraio 2023

1375

Nel brano di oggi vediamo che Gesù opera una guarigione molto potente. Ma come tutte le guarigioni che Gesù compie, anche questa passa dalla fede e da un grido di aiuto. Vediamo anche, grazie ad un dialogo con Gesù, un profondo mutamento e una presa di coscienza: prima il padre che prega per il figlio, poi che prega per entrambi, e alla fine per lui stesso.

Il padre di questo fanciullo capisce che è anche e soprattutto lui ad essere malato, che è la sua incredulità ad essere di ostacolo alla salvezza. Alla fine del brano Gesù, in privato, spiega ai discepoli perché loro non sono riusciti a scacciare quel demonio. Attenzione, cercare di scacciare il demonio non è stato un atto di superbia o arroganza da parte dei discepoli: Gesù stesso gli conferisce questo mandato, insieme a quello di predicare.

Ma non basta che Gesù gli conferisca questo potere, serve anche il potere della preghiera, per questo hanno fallito. Quando il padre presenta il figlio indemoniato a Gesù, i discepoli si offrono di aiutarlo ma che cosa fanno, di fatto? Si mettono a discutere con gli scribi, forse anche tra di loro. Di solito quando si discute è perché non si sa cosa fare, e spesso alla fine non si conclude nulla.

Gesù ci riporta verso la giusta direzione e innanzitutto entra in relazione, interrogando il padre del ragazzo. L’uomo risponde e poi prosegue fornendo altri dettagli; si apre perché si sente ascoltato, cosa che i discepoli prima avevano dimenticato di fare. Inizia qui la guarigione, sia del padre che del figlio, con la relazione profonda con Dio.

I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi