Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2020

Medita

“Cosa dici di te stesso?”: la domanda rivolta a Giovanni Battista è, in effetti, rivolta a ciascuno di noi. Mettersi alla sequela di Gesù richiede anzitutto la volontà di interrogarsi su sé stessi. La verità, l’autenticità, è un dato fondamentale per incontrare Dio. Cosa dite di voi stessi? Non quello che dicono gli altri, quello che vorreste dicessero. No: tu cosa dici di te? Il nostro mondo ci ha così brutalmente disabituato all’introspezione, a quello che una volta veniva chiamato “l’esame di coscienza”! È come se Giovanni dicesse: se non hai il coraggio di entrare “dentro” non potrai mai incontrare il Messia, né accorgerti di chi lo indica come Salvatore del mondo. Viviamo in superficie, siamo costretti a farlo.

L’accelerazione del tempo riduce sempre più gli spazi da dedicare al silenzio, alla riflessione. Non abbiamo più tempo di stare in silenzio, a riflettere; non abbiamo neppure più il tempo di pregare: la fede è diventata, al massimo, un “correre” da qualche parte a prendere Messa! Cosa dici di te stesso? Giovanni Battista ha le idee chiare: lui non è il Messia, non è neppure Elia, è solo “voce” che grida nel deserto. Che bello! Il Battista non ha nessun delirio di onnipotenza! Non così il nostro mondo: ci sentiamo adolescenzialmente travolti dal delirio di onnipotenza: devi riuscire, affermarti, valere.

Giovanni Battista no, non gli importa. Non approfitta neppure della sua posizione per giocare a fare il profeta. Sa che è “voce”. Parla, dice, prepara. Un po’ pochino, nevvero? Nel nostro mondo superefficiente, in cui la validità della persona si misura dalla sua produttività, il Battista sarebbe considerato un eccentrico, un fannullone, un poco di buono… che ridere! Natale è accogliere questo Dio con verità, Dio che ci svela a noi stessi.

Rifletti

Hai avuto nella tua vita qualche Giovanni Battista che ha preparato in te il cammino per accogliere Gesù? Dai testimonianza a Gesù?

Prega

Nel tempo liturgico del Natale, siamo invitati a contemplare
il mistero grande dell’incarnazione.
Non smettiamo mai di stupirci del dono immenso
che Dio ci ha fatto, suo Figlio.
Ogni vita è segno di speranza, quanto più allora
deve esserlo la venuta del Signore in mezzo a noi.
Offriamo in questa giornata la nostra preghiera
e le nostre azioni al Signore per tutti coloro che si occupano
della direzione spirituale e del discernimento vocazionale.
Sappiano aiutare a leggere nelle pieghe dell’esistenza
i prodigi che Dio compie nella vita di ciascuno e,
avendo come modello Gesù, sappiano farsi canali della sua volontà
per quanti accompagnano nel cammino spirituale e vocazionale.

Fonte: Ascolta e Medita – Gennaio 2020 curato da Domenico Coviello, Angela Castino – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi


Dopo di me verrà uno che è prima di me.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1, 19-28 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

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