Il potere spesso corrompe chi lo ha, anche quando รจ poco. Il centurione di oggi invece ci fornisce un esempio veramente luminoso di come il potere, inteso nel modo giusto, possa essere edificante per chi lo esercita e salvifico per chi gli รจ sottoposto.
Il centurione tanto per cominciare ha uno sguardo molto realista: รจ cosciente del fatto che i suoi soldati e servi eseguono gli ordini che lui emette, ma sa anche di essere un subalterno, e che quindi ci sono poteri piรน grandi a cui lui รจ sottoposto.
Quello dell’imperatore, certo, ma ancora di piรน quello di Gesรน, del quale si riconosce indegno anche solo della visita. ร quindi umile: sa che puรฒ risolvere certe cose usando il suo proprio potere, ma sa anche che per altre cose non puรฒ che ricorrere ad un potere piรน grande. Non รจ per esempio in grado di risolvere autonomamente la malattia del servo; potrebbe forse ordinare ad un medico di curare il servo, e possiamo immaginare che a questo punto della storia ci abbia giร provato, ma questo non รจ stato sufficiente.
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Inoltre il centurione รจ cosciente del fatto che il suo potere non รจ solo per se stesso, e se uno dei suoi sottoposti sta male si impegna in prima persona per intervenire, mostrandosi umile.
Questa รจ la fede che Gesรน esalta: il considerarci realisticamente al nostro posto, senza pensare che tutto dipenda da noi, ma confidando in Gesรน e mettendo a sua disposizione il poco potere che abbiamo allo scopo di servire gli altri.
Per riflettere
Abbiamo l’occasione di meditare le parole del centurione ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia: โSignore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola ed io sarรฒ salvatoโ. Sono parole pesantissime, che ci meritano l’ammirazione di Gesรน ed il diritto di โsedere a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieliโ. Non diciamole distrattamente!
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per lโEvangelizzazione e la Catechesi