Il racconto evangelico ci presenta la folla che acclama questo Maestro che dalla Galilea ora entra in Gerusalemme con i suoi discepoli incontro al suo destino. C’è una folla che lo osanna come nuovo re, e fa gesti di giubilo e sottomissione, gettando come segno il proprio mantello al suo passaggio. Sembra un trionfo per Gesù, ma è anche un enorme malinteso. Infatti non passeranno che pochi giorni e tutta quella folla passerà dall’esaltare Gesù alla sua condanna e rifiuto, preferendo un malfattore, Barabba, al suo posto.
Possiamo ben immaginare quello che c’è nel cuore di Gesù, che si sente ancora di più solo, attorniato da una folla che non ha capito chi è veramente e quale è la sua missione, e come si senta triste entrando nella città santa che, alla fine, fisicamente lo rifiuterà facendolo morire fuori dalle sue mura sul Calvario. La “liturgia” che il popolo riserva a Gesù che entra in Gerusalemme in fondo è falsa e celebra più la non fede che la fede in Gesù.
Ma Gesù non torna indietro e non si ferma davanti al progressivo abbandono e rifiuto che sperimenterà anche dai suoi stessi amici. Gesù compie il suo cammino nonostante tutto, anzi lo compie proprio per guarire la fede fragile del popolo e dei suoi amici. Gesù si immerge nel male del suo tempo per guarirlo, anche nelle sue celebrazioni e tradizioni.
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Allora anche per noi questa Settimana Santa che stiamo per iniziare possa essere un’occasione per immergerci ancora di più dentro Gesù stesso, dentro la sua esperienza umana e spirituale facendola nostra, sulla nostra stessa carne.
Per riflettere
Gesù «svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo» (Fil 2, 7). Lasciamoci introdurre da queste parole dell’apostolo Paolo nei giorni santi, dove la Parola di Dio, come un ritornello, mostra Gesù come servo. Dio ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo. È difficile amare senza essere amati. Ed è ancora più difficile servire se non ci lasciamo servire da Dio. (Papa Francesco)
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi