È un testo che si dice “escatologico”, parla della fine del mondo: un orizzonte che può essere vissuto come la fine di tutto per noi, oppure come un passaggio nell’attesa dell’incontro con lo Sposo. È nella quotidianità che si possono aprire le porte al Signore, in ogni azione della nostra vita, in ogni momento, in ogni incontro.
Se chiudiamo, rifiutiamo il Signore presente; se apriamo, il Signore viene, in ogni persona, in ogni situazione: nell’Eucaristia celebriamo questo incontro. Le azioni del brano richiamano la Pasqua: i lombi cinti, le vesti lunghe tirate su, per camminare e per servire, nello spirito dell’Esodo e dell’uscita dalla schiavitù verso la libertà. (dalla Lectio 68 di padre Filippo Clerici e padre Silvano Fausti)
Siamo uomini e donne in attesa del Signore, che ci farà mettere a tavola (quanto ci ha aspettati!) e passerà a servirci.
Per riflettere
Preghiera finale
O mio Creatore, quale vasaio che docile argilla plasma,
carne e ossa, alito e vita mi donasti.
Signore che mi creasti, mio Giudice e mio Salvatore,
a te oggi riconducimi.
Pietà di me, o Dio, pietà di me.
(Sant’Andrea di Creta, Grande Canone)
AUTORE: Maggiorana e Lorenzo Mastropietro
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi