Gesù deve morire, è troppo pericoloso. Così pensano i farisei e gli erodiani, i fanatici custodi del potere religioso e civile, i quali si riuniscono per tramare nell’ombra contro un profeta che, facendo il bene nel nome di Dio padre amorevole in giorno di sabato, li svergogna.
Gesù infatti non osserva le prescrizioni del sabato in modo bigotto e passivo, o, peggio, ideologico e fanatico, sotto il basto della paura di trasgredire le regole per ubbidire a un Dio-padrone, onnipotente motore immobile del cosmo ma incapace di amare gli esseri umani e il creato. Al contrario, egli rovescia la prospettiva da cui leggere la Bibbia, la capovolge restituendole la sua vera essenza: è il sabato che è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Un uomo con la mano paralizzata è ultimo, è scartato.
Proprio per lui è venuto Gesù, che lo guarisce in giorno di sabato, trasgredendo le regole di un ordinamento religioso sfigurato, strumento di potere e sottomissione delle coscienze da parte di interpreti ipocriti della Parola. Quelli che Gesù, colmo di rabbia e indignazione, arriverà a definire “sepolcri imbiancati”, capaci di tacere in un silenzio di morte di fronte alla domanda se sia lecito salvare una vita o ucciderla in giorno di sabato.
Come se bene e male valgano allo stesso modo, cioè nulla, rispetto alla necessità di conservare il potere. La risposta di Gesù è la guarigione dell’uomo dalla mano paralizzata, è la salvezza per tutti. Fino a dare la vita lasciandosi mettere a morte, senza sfuggire al proprio destino. Un destino di resurrezione.
Per riflettere
Affidiamoci a Gesù che ci guarisce, anche in giorno di sabato, cioè superando le regole, le abitudini, gli schemi mentali e istituzionali. La sua urgenza è la salvezza per ciascun uomo, nessuno escluso.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Angela Castino, Edoardo Cortese, Domenico Coviello
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi