In questo brano Gesù parla sostanzialmente del bene, del male e della giustizia. Parla dei buoni e dei cattivi, dei giusti e degli ingiusti. Gesù condanna il peccato, ma non smette di amare il peccatore e ci chiede di fare altrettanto. Perché ci viene richiesto di avere questo atteggiamento che a prima vista può sembrare passività? Il male è un virus.
Come purtroppo tutti siamo stati costretti ad imparare nel corso di questi ultimi anni, un virus si rigenera e si moltiplica finchè trova un organismo in cui proliferare, passando da individuo ad individuo; se però trova un individuo resistente, che non lo lascia riprodurre, muore. Il male si vince non lasciandolo crescere dentro di noi.
Il perdono quindi è la medicina di tutti i mali dell’anima, la misericordia è l’arma definitiva per sconfiggere il male. Porgere l’altra guancia vuol dire vincere l’istinto di vendetta che porta il male a rigenerarsi, per “tollerarlo” nel senso latino del termine, cioè riuscire a prenderlo su di sé, soffocandolo poi per mancanza di odio. La nuova giustizia che Gesù introduce è quindi una giustizia basata sull’amore, che ha il potere di distruggere ed estirpare il male, non una giustizia che ha il solo scopo di contenerlo, di limitarne i danni.
La legge del taglione era già un progresso molto civile per l’epoca, perché come abbiamo detto l’istinto dell’uomo è la vendetta. Ma Gesù è venuto per portarci molto oltre, oltre a quello che ci spetta di diritto. Il mantello era un diritto inalienabile, non poteva essere confiscato a nessuno, da nessuno e per nessun motivo.
Gesù ci chiede di essere disposti a cedere anche quello in nome dell’amore affinché possiamo riceverne molto di più. Gesù vuole insegnarci a moltiplicare una cosa molto più indispensabile del pane: la misericordia.
I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi