Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 19 Agosto 2020

Medita

La pericope di oggi, l’unica di tutto il capitolo 20 del vangelo di Matteo, termina con le stesse parole, in una sequenza invertita, del brano meditato ieri. I destinatari della parabola del Maestro sono ancora i discepoli: ad essi sarà affidato il compito di guidare la giovane comunità quando resterà orfana di Gesù; loro i chiamati a portare un messaggio che fatica ad essere accolto.
La buona novella predicata dal Nazareno, infatti, si scontra facilmente con le consuetudini e le tradizioni religiose e umane. Ancor più facilmente quando si parla di denaro.
L’ebraismo al tempo del Nazareno conosceva molti testi dove si ribadiva che Dio avrebbe premiato i migliori: del resto un Dio giusto, secondo le aspettative umane rappresentate dai primi operai, doveva comportarsi diversamente da quello di cui si dice nella parabola. “Mormorano” perché non conoscono le logiche del Regno, mormorano come nell’Antico Testamento coloro che sono delusi ed arrabbiati perché gli esiti non sono quelli desiderati.

Ai discepoli il Signore consegna un altro messaggio. Egli che è misericordia ama tutti; non fa preferenze e desidera che tutti vivano. Questo è il punto centrale che i suoi amici devono comprendere bene per essere capaci poi di trasmetterlo.
Dio è giusto: consegna un denaro a coloro che avevano pattuito quella cifra; quelli del mattino e del pomeriggio accettarono il lavoro senza nemmeno conoscere la ricompensa, confidando nella giustizia del padrone; ancor di più gli ultimi. Un denaro corrispondeva alla spesa giornaliera per mantenere la famiglia: cosa avrebbero portato a casa quelli delle cinque?
Gli ultimi sono coloro che maggiormente hanno fede nel Risorto, coloro che pongono ogni speranza nel Signore, morto per salvare ogni uomo. I primi meritano la salvezza tanto quanto gli ultimi. Anziché una gioia condivisa, c’è chi mormora. Come quel fratello maggiore infastidito dall’accoglienza riservata dal padre al fratello minore. Ma il Padre è misericordia.

Rifletti

L’invidia è un peccato che non procura piacere ma che rode e consuma chi lo abita. Satana è l’invidioso per eccellenza: non capisce perché la creatura preferisca il Creatore anziché lui.
La nostra fede si fonda su Dio Padre che è Amore disinteressato per tutti. Anche per me.

Prega

Pietro allora prese la parola e disse:
“In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone,
ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia,
a qualunque nazione appartenga”.
(Atti degli Apostoli 10, 34–35)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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