Il contesto vede tante persone intorno a Gesù, persone che accorrono da villaggi vicini e lontani per ascoltarlo. Chissà se avrà sentito vibrare il suo cuore, di fronte alla vista dei quella folla, consapevole del ruolo di seminatore, che getta senza badare a spese, su terreni più o meno accoglienti e preparati. Magari avrà immaginato che quelli che ora erano solo occhi e orecchi attenti, sarebbero diventati campi ricchi di spighe. Avrà sicuramente fatto il tifo per loro.
L’attenzione e l’ascolto sono il primo passo. Ci sono molti rischi nel processo che dalla semina porta al raccolto: l’aridità del terreno, il demonio rapace che ruba la semente perché vorrebbe solo terra brulla e bruciata, i vizi e i piaceri mondani che fanno sì che il seme non riesca a germogliare. L’ascolto da solo non basta, ci vuole impegno nel custodire, ci vogliono i sali dell’umiltà, della perseveranza e della bontà che fertilizzano il terreno. Ci vuole capacità di discernere e scegliere il bene, nell’esercizio della piena libertà che il Signore ci lascia.
Il seme mette alla prova il terreno. Di che terreno sono fatto io?
Preghiera finale
Non si può essere cristiani se si è seminatori di guerra in famiglia,
nel quartiere, sul posto di lavoro.
Che il Signore ci dia lo Spirito Santo per rimanere in Lui
e ci insegni ad amare, semplicemente,
senza fare la guerra agli altri.
(Papa Francesco)
AUTORE: Michela e Paolo Buti, Cristina e Emanuele Cattin
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi