Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 18 Ottobre 2023

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Gli operai della messe non sono soltanto i consacrati, ma tutti noi credenti: soprattutto in questo tempo in cui la società è quasi totalmente laica, la testimonianza di fede deriva dai laici che vivono nella società. Siamo noi dunque a cui è affidata la responsabilità di vivere una fede vera, sincera, gioiosa, e per questo affascinante per chi ci sta intorno.

Questo è possibile se non siamo soli: Il Signore manda i suoi operai a due a due. È nella comunione che si legge il segno del regno di Dio: l’amore gratuito per gli sconosciuti, l’amicizia sincera e profonda tra le persone, l’amore fedele e tenero degli sposi, tutti questi sono segni indelebili della presenza di Dio. Sono segni pieni di fascino per chi ha un cuore desideroso di verità.

La nostra missione nel mondo non ha bisogno di bagagli: è totalmente dipendente dalla sapienza e dalla grazia di Dio. Infatti, come dice San Matteo: “Quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Non è dalla nostra bravura, o dalla nostra preparazione che nasce una testimonianza credibile, ma dall’adesione sincera al desiderio del proprio cuore e dalla preghiera a Chi vi può rispondere.

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Gesù esorta a mangiare quello che sarà offerto e guarire i malati che si trovano là. Questo vuol dire essere totalmente disponibili a ciò che accade, totalmente affidati alla volontà di Dio, che si presenta ai nostri occhi tramite le circostanze della realtà concreta. Il regno di Dio diventa così vicino: non tanto temporalmente quanto spazialmente, perché dove c’è la comunione dei fratelli e la presenza di Gesù, lì il regno accade.

Per riflettere

Coltivo la comunione con i miei fratelli? Preghiamo di essere totalmente disponibili ad accogliere chi il Signore ci manderà accanto.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi