Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 18 Marzo 2023

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Dopo lo scriba di ieri, il testo di oggi mette in primo piano “alcuni” (forse il gruppo di farisei perché presenti nella parabola che segue) che non posseggono i requisiti per entrare nel Regno di Dio. La certezza di essere sempre e comunque giusti, accompagnata dal disinteresse verso gli “altri” e talvolta il ricorso alla violenza verso chi non fa parte di questo gruppo sono, purtroppo, tratti presenti ancora oggi.

Il racconto del Maestro non è perciò destinato solo agli “alcuni” della pericope. I destinatari siamo senz’altro anche noi: chi legge questo prezioso fascicolo senz’altro prega. Anche il fariseo e il pubblicano pregano. Anche noi, come loro, preghiamo (non solo) in Chiesa. Dove ci distinguiamo?

Il fariseo siamo noi quando rispettando le prescrizioni non guardiamo gli “altri”. Riteniamo sufficiente la forma a discapito della persona. E spesso attraversati dalla falsa certezza che gli altri saranno puniti. Il pubblicano siamo noi quando riconosciamo di essere sempre e comunque poveri, bisognosi del perdono di Dio e del perdono degli altri. Lo siamo quando matura la consapevolezza di non essere autosufficienti. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, che non viene mai meno, e quello dei fratelli, non sempre presenti.

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“Amerai il tuo prossimo come te stesso” costituiva la seconda parte dell’unico comandamento impartito da Gesù: lo scriba di ieri era un uomo in ricerca che si confronta con il Nazareno, capace di uscire dalle logiche umane quando inquadrano sorelle e fratelli alla voce “altri”. Il fariseo compie tutto in modo corretto: è “puro”. Qualunque cosa faccia il pubblicano resta “impuro”.

Il primo agisce secondo la legge, non è un peccatore; il secondo la infrange, è un peccatore. Queste le conclusioni cui giungevano coloro che si fermavano alla nuda lettera della legge consegnata da Mosè. La buona notizia portata dal Salvatore è l’annuncio che Dio è Padre misericordioso, che distingue il peccato dal peccatore. Un Dio che non si limita alle apparenze, ma guarda al cuore delle sue creature.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi