Gesù è stato accusato per la guarigione del paralitico in giorno si sabato, ma più ancora per essersi fatto uguale a Dio, avendolo chiamato Padre. Dagli Ebrei Dio è ritenuto così inarrivabile, così più elevato dell’uomo che nemmeno se ne può pronunciare il nome. L’affermazione di Gesù è quindi da ritenere blasfema, e come tale deve essere punita.
Gesù replica alle accuse che gli vengono mosse presentando varie fonti che testimoniano la sua unità con il Padre: anzitutto la recente parola di Giovanni il Battista, che lo ha indicato come colui che deve venire nel mondo perché il mondo si salvi per mezzo suo. Ma a questa testimonianza luminosa è stata data solo una fugace attenzione.
Un’altra testimonianza viene dalle Scritture, che i dottori della legge scrutano per cercare vita eterna. Ma è una lettura solo morale, che non si affida, che non crede in ciò che viene promesso, e non permette di riconoscere in Gesù l’inviato del Padre.
Infine ci sono le opere, i segni che il Figlio compie in obbedienza al Padre. Dovrebbero costituire una testimonianza evidente, e in effetti molta gente semplice si è convertita di fronte a segni e prodigi fatti da Gesù, ma i Giudei mostrano una pregiudiziale chiusura rispetto a Gesù, e non riescono a vedere per mezzo di lui il volto del Padre, né odono la sua voce, né ascoltano la sua parola.
La convinzione di possedere le cose di Dio e di poterle amministrare a proprio piacimento, non cercando la gloria che viene da Dio ma dandosi gloria gli uni gli altri, li ha incapacitati a credere e a ricevere l’amore di Dio.
Per riflettere
La conoscenza effettiva della verità è pensabile nell’amore e soltanto nell’amore, e viceversa, la conoscenza della verità si manifesta attraverso l’amore: chi è con l’Amore non può non amare. (Pavel Aleksandrovic Florenskij)
Preghiera finale
Tu non scendesti dalla croce,
quando per schernirti e per provocarti ti gridavano:
“Scendi dalla croce, e crederemo che sei proprio tu!”.
Non scendesti perché, anche questa volta,
non volesti rendere schiavo l’uomo con un miracolo,
perché avevi sete
di una fede nata dalla libertà e non dal miracolo.
Avevi sete di amore libero,
e non dei servili entusiasmi dello schiavo
davanti al padrone potente
che lo ha terrorizzato una volta per sempre.
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi