Il testo di oggi si contrappone per alcuni versi a quello sul quale abbiamo meditato ieri. Nel passo evangelico di oggi le folle seguono Gesù, provenendo da varie parti della terra santa e anche delle zone limitrofe: un elenco che comprende regioni diverse, un’apertura quasi inattesa di uomini e donne che, sentendo quanto faceva, vanno da lui. Un’apertura piena, totale. Curiosità, speranza, ricerca di guarigione… cosa spinge ad andare da Gesù tante folle?
Il testo ci sollecita a supporlo, ma non ci offre un’unica risposta, quasi a dire che la cosa importante è andare, seguire, presentarsi a lui con i nostri limiti, le nostre “malattie”, non chiudere il nostro cuore, ma lasciarlo aperto alla sua straordinaria presenza. Gesù accoglie tutti, ma chiede anche una barca per timore di essere schiacciato dalla folla. Un tratto quasi ironico, ma che ci aiuta a comprendere quanto sia grande la moltitudine che lo cerca e il desiderio di molti di toccarlo, di essere guariti.
Una chiara contrapposizione rispetto alla scena di chiusura del passo evangelico di ieri. Eppure Gesù non vuole che si affermi la sua identità: il Figlio di Dio. Chiede il silenzio agli spiriti impuri che lo conoscono. È una caratteristica del vangelo di Marco, quasi a dire che Gesù non vuole che la sua persona e la sua azione siano fraintese. Tutti possono andare a lui, trovare guarigione, ma il rischio è di fraintendere la sua missione, la sua identità, la salvezza che egli porta.
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Per riflettere
Gesù ci chiede di fargli spazio sulla nostra barca. Spazio per non essere schiacciato, dimenticato, frainteso, sommerso… dalle tante idee su di lui, dal rischio anche di una certa superstizione. Fare spazio è un modo di accogliere, di sostenere, di riconoscere. Il Signore ci chiede questo di fare per lui questo spazio.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi