Nicodemo, da persona rispettabile, non si mescola alla folla ma va da Gesù di notte, per non farsi vedere dai colleghi farisei. Questo è, insieme con quello con la samaritana, l’unico colloquio a due riportato dai Vangeli.
Il linguaggio di Gesù, lontanissimo dalla mentalità di Nicodemo e dei Farisei, mette l’interlocutore di fronte al mistero della rinascita cristiana, descritta da Gesù in termini metaforici: essa può avvenire solo per intervento dall’alto, per opera dello Spirito Santo che, come il vento, soffia dove vuole. Nicodemo però non capisce: Gesù allora fa appello alla Sacra Scrittura, che il suo interlocutore, come dottore, avrebbe dovuto conoscere. Benché la Scrittura alludesse frequentemente al carattere spirituale del Regno di Dio, la mentalità allora dominante in Israele intendeva il Messia soprattutto come dominatore terrestre.
Se Nicodemo non è in grado di capire le cose terrene predicate da Gesù, come potrà comprendere le cose celesti? Cose celesti che non potranno essere riferite se non da colui che è sceso dal cielo, il Cristo, alle cui parole occorre credere, perché Egli è testimone del Padre. Il momento in cui troverà fondamento e causa la rinascita spirituale sarà l’innalzamento da terra del Figlio dell’Uomo (ossia la sua crocefissione): come gli Ebrei nel deserto poterono salvarsi dai serpenti velenosi guardando il serpente di bronzo innalzato da Mosè, così sarà salvo chi contemplerà il Figlio dell’Uomo crocifisso.
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Per riflettere
La tua misericordia, o Signore, ci accompagni sempre per essere veri testimoni del tuo Vangelo.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi