Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 17 Novembre 2022

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Per far oscillare un’altalena non puoi dare impulsi a caso, devi rispettare il tempo dell’altalena e dare la spinta al momento giusto. Anche nelle relazioni non sempre si riesce a trovare il tempo giusto, quello che permette di trovare la risonanza, a tal punto che alcune volte vi è una rottura perché si prendono direzioni divergenti.

La relazione fra Dio e gli uomini era nata come una danza armoniosa, e quando nel corso della storia più volte si erano prodotti degli sfasamenti, Dio aveva ricalibrato i tempi per riprendere il ritmo. A partire dall’arcobaleno dopo il diluvio non si contano i tentativi di rappacificazione, i rinnovamenti dell’alleanza, le promesse di un fidanzamento eterno nella benevolenza e nella fedeltà.

Ma ad ogni nuovo inizio seguiva sempre, e in modo unilaterale, il tradimento, al punto che Dio, dopo aver guidato il popolo nel deserto per condurlo ad una terra dove abitare, dopo aver sancito un’alleanza perenne, dopo aver inviato i profeti a ricordare questa alleanza, si fece esso stesso uomo nella persona di Gesù per riconciliare a sé il mondo. Ma la vita, le opere e le parole di Gesù trovarono ovunque ostacoli, e soprattutto in Gerusalemme, la città eletta da Dio, dove avrebbe dovuto abitare la sua gloria.

Come un amante che cerca invano di riconquistare il cuore dell’amata infedele, Gesù piange. Non solo per il rifiuto, ma soprattutto in previsione del male che il suo popolo patirà in conseguenza di questo rifiuto. Le trincee, gli assedi, le devastazioni non sono la minaccia di una punizione, ma la presa d’atto delle conseguenze della testardaggine di chi non ha saputo cogliere il tempo propizio alla pace e alla riconciliazione.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

I commenti di questo mese sono curati da Luisa Prodi