La pericope dell’evangelista Marco ci consegna il dialogo tra uno scriba e il Nazareno. Non sappiamo le ragioni che spingono il primo a cercare il Maestro. Conosciamo dalla Parola come “gli scribi” siano spesso presentati accanto a sadducei e farisei, cioè a gruppi che avversavano Gesù e trovavano il suo insegnamento scandaloso e spesso blasfemo.
Lo scriba vuole mettere alla prova il Maestro quando chiede quale sia il comandamento più importante, cioè il primo di una lunga serie di precetti che egli senz’altro già conosceva e praticava. La risposta di Gesù, soprattutto nella battuta finale del racconto evangelico, consegna un insegnamento articolato.
Il Galileo, infatti, propone allo scriba non un comandamento, bensì due. Non uno più importante dell’altro, ma due precetti che il Signore ci invita a considerare come un unico comandamento. Se noi amiamo Dio, non possiamo che amare gli altri perché anch’essi, come noi, figli dello stesso Padre.
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Ieri come oggi il rapporto che abbiamo con le sorelle e i fratelli, anche condividendo la stessa fede, è frequentemente conflittuale. La parabola del “Buon Samaritano” ci ricorda le stesse difficoltà verso i “diversi” e i “nemici” provate dai giudei nei confronti dei samaritani e da noi, spesso, nei confronti degli “altri”.
Alla luce di questa realtà, la risposta che lo scriba rivolge al Risorto è sorprendente. Egli faceva parte di quei gruppi che ritenevano esclusi da ogni prospettiva di salvezza gli impuri, gli “altri”, i pagani, cioè coloro che non appartenevano al popolo eletto. Eppure le sue parole mostrano una vicinanza al messaggio dell’Emmanuele, fondando le sue affermazioni sulla Parola ben conosciuta da scribi e farisei. Come fare altre domande a Colui che è la Parola stessa di Dio?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi