Gesù non è venuto per portare pace, ma spada: non significa che Gesù fosse a favore della separazione e del conflitto, ma che la Parola da lui annunciata, la sua venuta, portava divisione, separazione.
Era ciò che stava succedendo, infatti, nelle famiglie e nelle comunità: molta divisione, molta discussione, conseguenza dell’annuncio della Parola di Gesù, perché alcuni accettavano, altri negavano. Oggi succede la stessa cosa: molte volte il professare la Parola diventa “segno di contraddizione” e di divisione. Persone che per anni sono vissute comode nella routine della loro vita cristiana non vogliono lasciarsi scomodare dalle “innovazioni”.
Gesù precisa chi è degno di Lui: invita quindi i discepoli a superare la chiusura individualistica della piccola famiglia e ad ampliarla alla dimensione della comunità.
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Caricarsi la croce suppone un taglio radicale con il sistema iniquo del mondo in cui viviamo. Avere il coraggio di dare la vita: si sente realizzato nella vita solo chi è capace di darla totalmente agli altri. Chi invece vuole conservarla, la perde. Questo secondo consiglio conferma l’esperienza umana più profonda: la fonte di vita sta nel dono della vita. Dando si riceve.
Gesù ci invita a lasciarci andare: il tener stretti figli, madri e padri, il legarsi al cordone ombelicale delle relazioni umane e l’incaponirsi a controllare la nostra stessa vita ci impedisce di seguirlo appieno.
Per riflettere
Ho avuto qualche esperienza in cui mi sono sentito ricompensato per un atto di donazione o di gratuità agli altri? Nella mia vita mi focalizzo sui bisogni miei e della mia famiglia o mi apro ad accogliere i bisogni della comunità?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi