Inizia già, in questo terzo capitolo del vangelo di Marco, una critica così accesa nei confronti di Gesù che diventa motivo per pensare di ucciderlo. Tanti studiosi hanno infatti sottolineato come il secondo vangelo sia “una lunga introduzione ai racconti della passione”, centro e cuore dell’annuncio fatto da Marco, il vangelo più antico che la Chiesa ci ha trasmesso.
Farisei ed erodiani stavano a vedere per coglierlo in fallo, e poi, una volta visto che aveva agito in giorno di sabato, escono subito e tengono consiglio contro di lui. Non lasciano spazio a interrogativi, stupore, domande: hanno già deciso che deve morire. Non ascoltano neppure la domanda posta da Gesù. Non è possibile fare niente di fronte a tanta durezza. Non vedono, non vogliono vedere, un uomo posto al centro, uscito dall’isolamento, simbolo vivente del vero significato del sabato. Hanno il cuore duro, hanno già deciso. Eppure fare il bene, salvare una vita, è proprio il cuore della Legge, il cuore del giorno del Signore.
Ma c’è di più, un messaggio forte anche per noi. È bello, infatti, pensare che questo uomo sia posto al centro. Non è casuale questa centralità. La sua menomazione non lo esclude, anzi, secondo la logica di Gesù, lo include; non lo rende un uomo punito da Dio, condannato per una colpa. Al contrario proprio lui diventa il segno della forza salvatrice di Dio, il simbolo di un tempo nuovo, il sabato, che Gesù è venuto a inaugurare perché tutti siano liberati e salvati.
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Per riflettere
La malattia non è mai nei vangeli, per Gesù, un segno di una punizione, di una colpa, di un peccato. Anche noi, forse, rischiamo qualche volta di pensare: Dio mi punisce? Al contrario siamo invitati ad essere sicuri che l’amore di Dio non punisce, ma perdona e salva, sempre chiama alla vita. Possiamo accogliere il suo amore o almeno lasciarci interrogare, ma possiamo anche indurire il cuore.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi