Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 17 Febbraio 2022

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Anche in questo brano della Lettura incontriamo Gesù con i suoi discepoli che camminano in un territorio ai confini della terra santa e proiettati verso le genti, gli altri, quelli ai margini se non esclusi dalla legislazione vigente.

Come tutti i maestri anche il Nazareno, durante il cammino, parla, discute ed interroga i discepoli. Prima chiede loro cosa pensano su di sé quelli che non appartengono al gruppo ristretto dei suoi amici. Vengono riportate risposte che ricordano la cecità di quell’uomo protagonista della pericope di ieri, quando abbiamo meditato la necessità di un percorso, di una conquista che non sempre è immediata. I discepoli condividono con il Nazareno le convinzioni di quella folla che sempre accompagnava il Galileo. Vedevano in lui un profeta, e lo era; ne riconoscevano i tratti del Battista, e ne era parente. Non sono risposte assurde. Dalla gente che ne seguiva le tracce per ascoltarlo e vederne i segni, probabilmente non erano possibili altre risposte.

Ma dai discepoli che lo avevano seguito e vissuto un lungo tratto di vita, la risposta doveva essere diversa. Il Salvatore pone la stessa domanda proprio a loro. “Tu sei il Cristo” è la pronta risposta di Pietro, che dà voce alla comunità dei discepoli. È una vera affermazione di fede che dimostra una visione molto più precisa rispetto alla nebbia delle precedenti suggestioni. Definirlo il “Messia” è molto importante eppure ancora Pietro, non comprende e non accetta quanto anticipato dall’Emmanuele sulla scelta finale.

Il Cristo, il Messia non può subire la morte: hanno ancora gli occhi incapaci di vedere la prospettiva del Risorto. Pietro dà voce ai discepoli come a noi tutti. Ogni volta che anteponiamo al cammino segnato dal Signore i nostri interessi e i nostri modi di pensare e di vivere. Ogni volta che rifiutiamo di metterci in gioco rinunciando a convertirci alla volontà di Dio, faticheremo sempre a riconoscere chi siamo veramente.

Per riflettere

Il messaggio che Gesù ha portato è caratterizzato dalla gioia e speranza che nonostante i nostri peccati Dio misericordioso non ci abbandona e vuole salvarci. Questa certezza, confermata dalla scelta del Nazareno di morire in croce per noi, non deve farci dimenticare che anche noi dobbiamo abbracciare la nostra croce quotidiana. Con il Salvatore al nostro fianco. Per salvarci


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Massimo Salani
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi