Giovanni il Battista è un inviato di Dio destinato a non essere riconosciuto dagli uomini che dicevano di non far altro che attendere il Messia. Non rientra nelle categorie in cui, chi va a interrogarlo, pretende di incasellarlo.
Non è il Cristo che doveva venire; ma non è neppure Elia che doveva ritornare o altri profeti. Insomma, non corrisponde a nulla che confermi le nostre sicurezze: non ci lascia tranquilli. Eppure, per chi sa leggere i segni della parola di Dio, Giovanni era stato annunciato dal profeta Isaia. Il Battista è “una voce” e “grida nel deserto”.
Non dunque una personalità da ossequiare, una rassicurante guida delle masse che risolverà i nostri problemi. Ma un grido nel nulla desertificato delle nostre vite, delle nostre giornate spesso di corsa, dietro ad affanni utili solo alla sopravvivenza. In cui spesso non c’è spazio per “rendere diritta” la via del Signore ma solo per tenersi a galla in una tranquilla e indolore rassegnazione.
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Il grido di Giovanni va invece ascoltato anche se ci fa male: ci scuote, ci chiede di cambiare, di ripartire e aprirci alla speranza; di abbandonare il nostro ego per far spazio a Gesù nella nostra vita. Rinnegare se stessi per tornare come bambini aprendosi la via al regno dei cieli sembra un fatto contro natura, ma in realtà è solo un fatto contro la logica del mondo.
Eppure è la strada diritta del Signore che ci conduce alla piena realizzazione di noi stessi.
Per riflettere
Fare “deserto” è anche ascoltare se stessi e Dio. Mettiamoci in ascolto del grido della Parola che ci guiderà al rinnovare la nostra vita.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi