Settanta volte sette; oggi con le nostre calcolatrici ci sembra poco. Ma settanta volte sette per un uomo che vive settant’anni (cosa molto rara ai tempi del Signore) vuol dire sette volte ogni anno della propria vita. Una enormità. Il signore con settanta volte sette ci indica quindi che il perdonare il fratello è sempre.
Ed è per questo che il perdono è il centro della vita cristiana, è l’essenza del nostro spirito di comunità. Non esiste la comunità perfetta dove non si sbaglia. La comunità dove non si sbaglia mai sarebbe una comunità pronta a escluderti appena sbagli (se sbagli non puoi far parte di una comunità perfetta) e vivresti nella paura di sbagliare.
In verità la comunità cristiana è una buona comunità familiare, di amici, comunità religiosa, comunità parrocchiale… qualunque comunità è buona dove si può sbagliare, sapendo di essere perdonati. E il perdono non è una riparazione di qualcosa che si è rotto, ma è inserire una pietra preziosa in un buco che si è creato in un vaso. Il vaso, proprio grazie a questa pietra, diventa ancora più prezioso.
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Ma se attraverso il perdono possiamo avvicinarci alla grazia del Signore, dobbiamo, al tempo stesso, essere consapevoli di dover perdonare le colpe subite. Il servo che è stato perdonato ma che non perdona a sua volta viene castigato dagli aguzzini, dice il Signore: “Perdona a noi i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori”. Essere perdonati e perdonare diventano allora all’interno della comunità umana una cosa sola.
Per riflettere
Riusciamo a perdonare veramente nel profondo del nostro cuore i torti subiti ancora prima di chiedere perdono per le nostre colpe? Riusciamo a perdonare prima di chiedere perdono?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi