Gesù si scontra con i suoi avversari e ciò che ne risulta è una tipica controversia rabbinica tra maestri di Israele. Quello che si discute è se il potere di Gesù derivi da Dio o da una qualche altra forza ultraterrena di cui in quel momento non si dubita. Tradotto in termini moderni: “siamo di fronte a Dio o ad una qualche magia o inganno?”.
Gesù discute come un rabbi e porta i suoi avversari ad una contraddizione: come un uomo non può servire Dio e Satana, così Satana stesso non può fare contemporaneamente il bene e il male. Anzi: lui sa di avere di fronte un nemico più forte di lui che lo sconfiggerà. Ma questo avverrà solo se gli uomini sapranno riconoscere la mano di Dio all’opera, se sapranno mettersi alla sequela, se non cadranno nell’idolatria di scambiare Dio per un qualche idolo.
Fosse anche la propria idea di Dio stesso, condizionando anche la fede con una ideologia individuale e personalistica. Una tentazione costante: mettere il proprio io al centro, sottoporre tutto al proprio vaglio come se fossimo noi stessi il criterio di ogni cosa.
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Ma Gesù ci ha mostrato c’è un altro criterio da poter utilizzare: c’è qualcosa che va oltre la nostra libertà, il nostro giudizio, anche oltre le nostre idee, ed è la salvezza dell’alto. Gesù ci ha indicato la via, verso la verità e la vita. Noi sappiamo che questa via porta alla croce, ma crediamo che ci conduca anche alla Resurrezione.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi