Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 16 Agosto 2023

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Oggi il Vangelo ci lascia un grande insegnamento sulla solidarietà umana. Essere discepoli non significa solo accettare di seguire Gesù, ma vivere una fede capace di assumersi la responsabilità del fratello. Troppo spesso volgiamo da un’altra parte il nostro sguardo per non vedere, per non affrontare il male e chi lo fa, sempre con la paura di essere tirati in causa.

Il passo di oggi ci invita invece ad affrontare gli altri, il male che è presente in questo mondo non perfetto, con un crescendo: il Cristo ci invita a passare dalle relazioni interpersonali di ogni giorno, dalle fatiche conflittuali, dal fratello che sbaglia e che devi correggere, al bisogno comunitario di stare insieme e, infine, alla preghiera di tutta la comunità riunita.

Il nostro stare al Mondo parte dall’incontro con il peccatore: incontro riservato ed intimo in cui non esiste il mostrarsi più bravo ma esiste l’intimità di due persone che nel segreto del loro incontro comunicano un errore. Poi prosegue in un crescendo con due o tre persone ed infine con l’assemblea.

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E dopo che il peccatore continuerà nella sua azione, il Cristo, nello stesso brano, ci regala la preghiera collettiva che, da sola, diventa presenza del Verbo in mezzo a noi: è la potenza della preghiera insieme che unisce il peccatore con il singolo, la Comunità e Nostro Signore. Quindi noi non viviamo se non insieme, se non appoggiandoci gli uni gli altri per correggere ed essere corretti, sostenendoci gli uni gli altri perché solo insieme portiamo il seme della vita. Solo così si guarisce dal male.

Al contrario oggi il male è sempre più divisore, è ciò che tenta ad affossare il nostro spirito salvifico di comunità e ci spinge ad isolarci dagli altri. In questo secolo di rivoluzione digitale, in cui anche gli incontri avvengono oramai solo dietro ad uno schermo, abbiamo solo la sensazione di essere in contatto con il prossimo, ma di fatto ci stiamo solo isolando nel chiuso delle nostre case, delle nostre vite.

Tutti noi siamo invece chiamati a promuovere una spiritualità della comunione che non teme di farsi carico della responsabilità del fratello anche nell’ammonizione e nella correzione. Accettando al contempo il richiamo quando avviene, abituati come siamo ad autoassolverci e a relativizzare le nostre colpe.

Per riflettere

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità” (John Donne). Siamo convinti di essere una parte del tutto, una goccia nell’oceano, uno di molti, comunità?

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi