Quando Gesù si mette in viaggio non è mai solo. Per il Maestro il tempo del cammino era una preziosa occasione per insegnare! Nella pericope di oggi il Nazareno compie un segno importante: ma soprattutto consegna ai suoi amici come vivere ogni giorno le Sue parole. Anche nei confronti dei lebbrosi, una presenza, purtroppo, piuttosto diffusa.
Le loro condizioni di vita si aggravavano ulteriormente per l’esclusione sociale alla quale erano costretti. La “distanza” imposta per evitare il contagio non impedì loro di rivolgersi all’Emmanuele. Erano credenti? Forse, oppure solo disperati e disposti a tutto.
Il Signore non agisce, parla. Per essere reintegrati nella società, i sacerdoti dovevano accertarsi del loro nuovo stato fisico. Durante il cammino avviene il segno operato dal Salvatore. Il brano di Luca consegna più messaggi che i discepoli, e noi oggi, dobbiamo comprendere. Quando Gesù compie i “miracoli” non tutti credono in Lui. E chi crede continuerà a pretenderne altri.
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I lebbrosi guariti non sentono la necessità di comprendere in profondità cosa è successo. Non sentono nemmeno il bisogno di ringraziare!
Protagonista diventa l’unico che mostra un atteggiamento diverso. Luca lo qualifica come “samaritano” e “straniero”. Giustamente: il rapporto con i samaritani era tale che gli stessi discepoli mostravano timore e desideri aggressivi nei loro confronti. Eppure, anche gli “altri”, come il samaritano, possono accedere al Regno.
Non solo: il Salvatore, come in altri brani dei vangeli, non misura la fede secondo i nostri parametri. Basti notare che alla richiesta (di tutti) di essere guariti, il samaritano, oltre ad essere sanato, viene anche salvato.
Il Figlio di Dio non fa differenze, ma conosce il cuore delle creature. Non tutti sono salvati e, talvolta, chi lo è può scandalizzarci. È il caso del samaritano, odiato dai discepoli. Forse lo è il “ladrone” in croce che, dopo una vita di errori, è portato in cielo da Gesù crocifisso.
Per riflettere
Il samaritano è prima purificato poi salvato. Gli altri nove siamo noi che, bisognosi di Dio, siamo purificati (senza merito) e poi pensiamo di non avere più bisogno di nessuno. Quante volte invochiamo un Padre misericordioso solo quando ci serve. Abbiamo la memoria corta.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi