L’evangelista Giovanni ci mostra Gesù in cammino, prima in Galilea, poi a Gerusalemme per le feste pasquali, dove compie molti segni e prodigi. Tornando a casa attraversa la Samaria, regione storicamente ostile ai galilei, e anche lì molti credono alla sua parola. A questo punto la sua fama è cresciuta, anche i galilei sembrano più inclini a dare retta a questo profeta. Un funzionario del re decide di ricorrere a Gesù perché il suo bambino sta morendo.
È interessante osservare che il funzionario va di persona da Gesù, nonostante disponga di servitù in abbondanza. Da Gesù non si può andare per interposta persona. La risposta di Gesù “Se non vedete segni e prodigi voi non credete” appare dura, ma non è rivolta a questo povero padre fuori di testa per il figlioletto malato, ma ai galilei che hanno bisogno di miracoli per credere. Il funzionario crede: ha camminato una quindicina di chilometri per venire da Gesù, e insiste nella sua richiesta anche se Gesù non sembra accomodante. E anche se Gesù non fa quello che lui avrebbe desiderato, perché lui aveva chiesto di venire di persona a Cafarnao—anche noi preferiamo la visita del medico alla telemedicina—quando Gesù gli dice “Va’, tuo figlio vive”, si mette in cammino, e il miracolo si compie.
Giovanni introduce nel racconto un dato misurabile: un’ora dopo mezzogiorno, l’ora in cui la febbre ha lasciato il bambino, l’ora in cui Gesù ha detto “Tuo figlio vive”. Ragionando su questa coincidenza temporale la fede del funzionario si accresce: il Signore si manifesta al nostro cuore, alla nostra anima ma anche alla nostra mente.
Per riflettere
Quando il Signore passa nella nostra vita e fa un miracolo in ognuno di noi, e ognuno di noi sa cosa ha fatto il Signore nella sua vita, lì non finisce tutto: questo è l’invito ad andare avanti, a continuare a camminare, a “cercare il volto di Dio” dice il salmo, a cercare questa gioia. (Papa Francesco)
Preghiera finale
Ti rendo grazie, o Padre,
per quello che oggi stai compiendo
nella mia vita.
Ti ringrazio con tutto il cuore,
perché mi guarisci,
perché mi liberi,
perché spezzi le mie catene
e mi doni la libertà.
Grazie, Signore Gesù,
perché sono tempio del tuo Spirito
e questo tempio non si può distruggere,
perché è la casa di Dio.
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi