HomeVangelo del GiornoArcidiocesi di Pisa - Commento al Vangelo del 15 Luglio 2024

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 15 Luglio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 10,34-11,1

La Spada portata da Nostro Signore è la sua parola, una parola che divide il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, il vero dalla menzogna. Il nostro cuore, intriso di compromessi, non può rimanere in pace di fronte alla spada di Cristo. Siamo sempre chiamati a una battaglia interiore, una battaglia che si combatte fra la pacifica convivenza con il peccato e la conversione del cuore.

Essere cristiani non può essere un pacifico vivacchiare, galleggiando fra qualche opera buona, una certa frequentazione della Chiesa, un buonismo di facciata e una sostanziale accondiscendenza verso la menzogna che il pensiero mondano ci propina continuamente.

Perché in fondo siamo davvero sicuri di non amare la nostra vita fatta di comodità e talvolta di meschinità più di quanto amiamo il Signore? Che cosa saremmo disposti a rinunciare per amore di Cristo? Quali croci saremmo in grado di accettare per amore della Sua Verità? Spesso non siamo in grado di prendere posizione o di dire una sola parola di verità per paura di perdere qualcosa, di perdere un goccio della nostra comodità e reputazione.

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La Parola di Dio, infatti, come una “spada”, penetra sin nelle giunture più profonde di ciascuno di noi, per separare, dividere, vagliare, illuminare e fare verità. Soprattutto, per strappare l’uomo dal dominio della carne e delle passioni, del peccato e della morte.

Nostro Signore ci invita anche ad accogliere i suoi discepoli, i piccoli, gli umili. Accogliamo quindi i nostri fratelli in Cristo, diamo conforto ai giusti, soprattutto a quelli che soffrono e sono nella tribolazione a causa del Vangelo. Accogliendo i giusti, i profeti, i discepoli di Cristo, sarà come accogliere Nostro Signore, per noi ci sarà il premio della gioia della comunione fraterna e della crescita nella fede.

Per riflettere

Il pensiero moderno, dietro Nietzsche, ha sostituito al valore della verità quello della ricerca della verità e quindi della sincerità. Si scambia a volte questo atteggiamento per umiltà (contentarsi di un “pensiero debole”!) e l’atteggiamento di chi crede in verità assolute per presunzione, ma è un giudizio molto superficiale. Finché la persona è in ricerca è lei la protagonista, lei che conduce il gioco. Una volta trovata la verità, è la verità che sale sul trono e il ricercatore deve inchinarsi davanti a lei e questo, quando si tratta della Verità trascendente, costa il “sacrificio dell’intelletto”. (Padre Raniero Cantalamessa)

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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