Come si vive da cristiani? Oggi Gesù ci dà una lezione di stile cristiano: il cristiano fa le cose non per essere visto o gratificato dagli applausi e dai “mi piace” degli altri. Non conta le visualizzazioni delle sue foto sui social, non gli importa di quante persone mettono un like. Il cristiano sa che l’amore più bello è quello meno ostentato, che agisce silenziosamente, che non aspetta di sentirsi dire grazie.
“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli”. Dovremmo passare dalla logica dell’apparenza alla logica dell’appartenenza. Se io desidero apparire cerco conferme, mi rifugio nelle conversazioni con chi mi dà sempre ragione e mi “adora”. Ma se scelgo la logica dell’appartenenza, faccio il bene solo per cercare il bene dell’altro, indipendentemente dalla reazione dell’altro.
“E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. Così il nascondimento diventa il luogo della libertà. Tanto più rifiutiamo di metterci in mostra, di cercare contraccambio, di volere che gli altri se ne accorgano, tanto più significherà che ci sentiremo amati e liberi, e proprio per questo non cercheremo niente di più. Gesù ci parla nel Vangelo non per farci venire i sensi di colpa, ma per saper leggere i sintomi della nostra vita e così capire davvero qual è il nome del nostro problema. Dietro il sintomo dell’apparenza c’è quasi sempre una richiesta di amore e attenzione. La vita spirituale è risposta a una domanda del genere.
Per riflettere
Quali gesti e azioni mi danno soddisfazione se mostrati agli altri? Penso a una situazione, un gesto, una abitudine, che solitamente porto davanti agli altri e mi impegno a renderla “silenziosa”, a portarla nel nascondimento, in modo che gli altri vedano solo i suoi frutti.
Preghiera finale
Le mie mani, coperte di cenere, segnate dal mio peccato e da fallimenti,
davanti a te, Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di costruire
e perché tu ne cancelli la sporcizia.
Le mie mani, avvinghiate ai mie possessi e alle mie idee già assodate,
davanti a te, o Signore, io le apro, perché lascino andare i miei tesori…
Le mie mani, pronte a lacerare e a ferire, davanti a te, o Signore,
io le apro, perché ridiventino capaci di accarezzare.
Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza, davanti a te,
o Signore, io le apro: deponi in loro la tua tenerezza.
Le mie mani si separano da loro peccato davanti a te, o Signore,
io le apro: attendo il tuo perdono.
(Charles Singer)
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Elisa e Marco Castrucci
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi