Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 15 Febbraio 2023

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Il brano di oggi ha moltissime similitudini con il brano della guarigione del sordomuto che abbiamo letto venerdì scorso, nel capitolo 7. Gesù e i discepoli giungono in un villaggio, gli viene condotto un malato, in questo caso un cieco, e gli viene chiesto di toccarlo e di imporre le mani su di lui.

Gesù lo prende per mano e lo conduce in un luogo in disparte. Fin qui tutto uguale alla volta precedente, anche l’elemento della saliva di Gesù e il toccare la parte malata. Poi c’è l’elemento dell’alzare lo sguardo che è sì simile, ma che si distingue nel chi lo compie: nel brano precedente era stato Gesù, qui è il cieco. Il cieco alza lo sguardo al cielo quando Gesù gli chiede: “Vedi qualcosa?”.

Gli chiede cioè se fosse in grado di riconoscere la grazia che stava ricevendo. Lui risponde in un modo enigmatico che può sembrare curioso, parla di alberi che si muovono, quindi forse inizia a vedere qualcosa e la fede lo spinge ad intuire delle forme e delle sembianze; o forse si riferisce alle parole di Jotam e ad un fatto avvenuto in Israele al tempo dei Giudici (cfr. Gc 9, 8–15), quasi come per dire “sto peggio di prima”.

È vero, certe guarigioni a volte possono essere dolorose, a volte possiamo sentirci disperati perché ci sembra che le cose vadano solo peggio, qualunque siano i nostri sforzi. Ma il Signore non lascia niente a metà, lui che è compimento di tutte le cose porta sempre a compimento tutte le sue opere. L’azione salvifica di Gesù quindi non si ferma, ma è fondamentale rimanere saldi e perseveranti nella speranza e nella fede.

Una volta guarito, Gesù ordina al cieco di andare a casa sua e di non tornare al villaggio; cioè di non tornare in quel luogo dove brancolava nel buio, ma di correre verso la vita nuova nata dall’incontro con Dio.

I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli