Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 15 Aprile 2022

1020

«È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Siamo abituati a pensare Gesù come a un agnello sacrificale che viene privato della propria vita. In quanto creatura desiderata e voluta da Dio è, invece, innanzitutto un essere definito dalla sua libertà di essere umano. Che Cristo sia il figlio di Dio non toglie che fosse anche un uomo e che nella sua dimensione incarnata Egli avesse la facoltà di scegliere.

Il Figlio dell’Uomo non assume su di sé una condanna, ma vive con fede un atto d’amore. È Gesù a donarsi, non il mondo a condannarlo. È Cristo a consegnare la sua vita, non il Padre ad ordinarlo. La Cristianità intera, le nostre scelte di vita spirituale, si innestano su una storia di salvezza che ha il valore ultimo della donazione, non della morte sacrificale di un capro espiatorio.

Certamente Gesù prende su di sé e toglie i peccati del mondo, spira sotto il peso di un’iniquità non sua, ma lo fa avendo assunto con il massimo arbitrio questa decisione di misericordia ed è esattamente questa libertà che rende il suo sacrificio una fonte di salvezza per tutti noi. Avere fede in Cristo vuol dire riconoscere nella croce il senso ultimo delle nostre esistenze, ovvero non nella morte, ma nell’opportunità di fare delle nostre vite un dono realizzato ciascuno per l’altro e, più pienamente, per il Padre.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi