Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 14 Luglio 2022

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«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Il giogo è un arnese in legno usato nell’antichità per la trazione animale: attaccato alla parte anteriore dell’animale permette di poterlo gestire, di potergli dare una direzione. Gesù ci chiede dunque di farci guidare di lui, di sottometterci—termine che forse ci piace un po’ meno—, di abbandonarci totalmente a lui, con fiducia.

Ma chi invita, in particolar modo, a prendere il giogo su di sé? Chi è stanco ed oppresso: ci dice che quando siamo stanchi, sfiniti, perché non abbiamo più una direzione, non ci è chiesto di affannarci alla ricerca di una nuova via, dobbiamo semplicemente abbandonarci a Lui. Il suo giogo infatti non è un giogo che opprime, è un giogo dolce, perché ci indica la strada; non ci toglie libertà ma ce la ridona, perché possiamo agire, come scrive Sant’Ignazio, “come se tutto dipendesse da noi, sapendo che tutto dipende da Dio”.

Per riflettere

Nelle difficoltà riesco ad abbandonarmi Dio? Riesco ad accettare di perdere le redini e di farmi guidare? Provo a lasciarmi andare, non per deresponsabilizzarmi, ma per ricordarmi della mia piccolezza di cui Dio vuole perdersi cura.

Preghiera finale

Quel che mi accadrà oggi, mio Dio, non lo so.

Tutto quello che so è che nulla mi accadrà

che Voi non abbiate preveduto e diretto

al mio maggior bene da tutta l’eternità.

Questo solo mi basta.

Adoro i vostri santi disegni eterni, impenetrabili;

mi sottometto con tutto il cuore per vostro amore,

vi faccio un sacrificio di tutto

e unisco il mio sacrificio a quello del mio Divin Salvatore.

(Luisa Piccarreta)

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi