Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 14 Agosto 2023

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Gesù è parte di questo mondo, ma al contempo appartiene al Regno dei Cieli. Tuttavia non vuole scandalizzare non rispettando le regole di questo mondo: egli manda Pietro a recuperare i soldi della tassa per evitare di scandalizzarli. Egli è figlio e non dovrebbe pagarla, ma non vuole esimersi da essere parte di questo mondo.

Questo brano ci racconta di un Cristo profondamente incarnato nel Mondo e nella Storia. Egli è divenuto uomo fra gli uomini. Dalla sua natività fino alla sofferenza fisica sulla Croce, egli è nella storia degli uomini. Egli è parte della storia che in quel periodo vedeva un predominio romano sugli ebrei e, infatti, sono romani i soldati che lo flagelleranno e lo inchioderanno sulla croce. E non si sottrae dall’adeguarsi al mondo di quell’epoca, al mondo che lo ha accolto con le sue regole e le sue leggi.

Non vuole scandalizzare ignorandole, ma portandole al loro compimento. Si è spesso dipinto il Cristo come un rivoluzionario. Egli non era Barabba, Egli è entrato nella storia degli uomini per annunciare la parola di salvezza. Il resto non conta, non è importante. Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Lui è di Dio. Sembra quasi tagliare di netto il discorso con Pietro: vai e prendi una moneta che ti farò trovare e dalla per me e per te, cosicché non mi potranno condannare per questo.

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Come annuncia all’inizio del brano, egli sarà consegnato nelle mani degli uomini che lo condanneranno non per non aver pagato le tasse del tempio, ma per essere la via, la verità e la vita. Nessuna trasgressione di legge gli sarà addossata dalle autorità romane. Sarà il popolo a condannarlo; sarà condannato da quegli uomini che credono che Barabba li salverà dalle leggi inique e non crederanno in quel galileo che rispettandole, cambierà il mondo.

Non è un caso che la fine dell’impero che lo ha inchiodato alla croce, dopo oltre 300 anni dagli eventi storici di Galilea, non sarà attraverso un Barabba rivoluzionario, ma attraverso le migliaia di seguaci che faranno cadere il senso stesso della struttura dell’Impero: riconoscendo l’uguaglianza tra gli uomini, in quanto tutti figli di Dio, e la forza invincibile dell’Amore.

Per riflettere

Quanto siamo rattristati come i discepoli che il Signore sarà catturato e sarà messo a morte? Quanto questa storia di oltre duemila anni fa condiziona veramente i nostri sentimenti? Non è che a forza di sentire la passione del Signore non proviamo più alcuna pena? Come per i morti di una battaglia di tanti anni fa o un evento letto nei libri di storia? Quanto siamo pronti oggi a piangere come fece Maria ai piedi della Croce?

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi