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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 13 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Lc 17, 1-6

Durante la settimana mediteremo tutto il capitolo 17 del vangelo di Luca. In questi brani Gesù predica ai discepoli servendosi di parole “dure” capaci di scuotere gli animi dei suoi amici.

Nella pericope di oggi, il Maestro richiama l’attenzione dei suoi discepoli su due questioni.

La prima ricorda ai suoi amici la chiamata a servire il Signore per essere credenti credibili. Come purtroppo accade ai nostri giorni siamo capaci di efferatezze e comportamenti assurdi ed inspiegabili: chi serve Gesù ha una responsabilità maggiore nei confronti degli altri. Chiamati a servire, tanto i discepoli quanto tutti i credenti, dobbiamo evitare ogni forma di scandalo nei confronti di chiunque.

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E maggiore è la responsabilità di chi si pone alla sequela del Nazareno. L’Emmanuele insegna che ai suoi amici sarà richiesto molto di più di quanto prescrive la Legge sul tema del perdono.

La fede nel Dio misericordioso porta con sé la necessità di perdonare il fratello perché noi per primi siamo peccatori. Più volte, e in testi della Parola molto noti, possiamo leggere di un Padre che perdona il figlio smarrito prima ancora che questi si penta. Sulla croce il Galileo perdona chi lo uccide perché inconsapevole delle proprie azioni. Non a caso il Figlio di Dio nell’unica preghiera che ci ha consegnato ci chiede di rimettere i peccati degli altri commessi nei nostri confronti. Ma ai discepoli chiede ancora di più.

Ovviamente, il ricorso al numero sette non è casuale. Tra i numerosi significati, il rimando biblico ai giorni della creazione da parte di Dio invita ad una comprensione del numero come perfezione, completezza: sette, in questo caso, fa percepire che di più non è necessario né si può. Genesi parla dei sette giorni quando Dio creò tutto; nel vangelo il Figlio invita a perdonare non solo una volta, ma addirittura sette volte al giorno! In altri testi anche settanta volte sette. Cioè sempre.

Come è possibile arrivare a tanto? I discepoli sono consapevoli della loro pochezza e fragilità. Solo una fede matura permetterà di essere credenti credibili.

Per riflettere

I discepoli, come noi, sono creature spesso in difficoltà. Ma pongono una giusta richiesta. La fede è un dono. Una volta ricevuta va coltivata, amata, messa a disposizione degli altri. Sappiamo cosa è capace di produrre un semplice pizzico di lievito.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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