Nel suo vangelo Giovanni usa scendere dalle vette di una teologia da capogiro a minuziosi dettagli di un racconto così preciso da rivelare l’occhio del testimone diretto. Sembra di sentirlo, l’Evangelista del prologo: “Io c’ero e, come tutti i miei compagni, non capivo che cosa volesse dire il Maestro. Ora va? Ora torna? Ne parlavamo fra di noi. Lui se n’è accorto, ma invece di chiarire ci ha dato un ulteriore avvertimento, insieme ad una promessa di felicità”.
Non si tratta peraltro di dettagli secondari. Gesù non va in villeggiatura per poi tornare fresco e riposato. Siamo vicini alla passione, alla sofferenza del Getsemani, al tormento della croce. Qui il Signore non fornisce spiegazioni, Egli chiede la fede, e se è vero che la fede non si contrappone alla nostra intelligenza, essa però non presuppone l’esperienza né la piena comprensione. Sì, gli Apostoli non capiscono, si devono fidare. Saranno nel dolore, lo sappiamo. Ce lo attestano il pianto di Pietro e quello della Maddalena, lo “vediamo” nella tristezza che traspare dai due in cammino verso Emmaus e lo percepiamo lacerante nella silenziosa presenza della Madre sotto la croce. Ma il pianto diventerà gioia, questa deve essere la certezza dei discepoli, l’unica certezza. Basata sulle parole del Maestro.
È con un’immagine viva che i versetti che seguono il brano di oggi gettano luce su quale debba essere anche la nostra risposta di fede al male e al dolore di cui, spesso, non capiamo il senso. L’immagine è quella della donna, che partorisce nel dolore. La tribolazione del parto sarebbe di per sé insopportabile, e incomprensibile, se la madre non avesse la certezza della gioia che l’attende quando potrà stringere fra le braccia la sua creatura. La Speranza cristiana è questa. Non “io speriamo che me la cavo”, ma la certezza della felicità cui siamo destinati, fondata sulla parola e sigillata dalla resurrezione di Gesù.
Per riflettere
La fede che professiamo nella risurrezione ci porta ad essere uomini di speranza e non di disperazione, uomini della vita e non della morte, perché ci consola la promessa della vita eterna radicata nell’unione a Cristo risorto. (Papa Francesco)
Preghiera finale
Madre della speranza, veglia sul nostro cammino,
guida i nostri passi verso il Figlio tuo, Maria!
Regina della pace, proteggi il nostro mondo;
prega per questa umanità, Maria,
madre della speranza, madre della speranza.
(canto liturgico)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi