A partire da oggi, le tre domeniche del mese di novembre che chiudono questo anno liturgico, sono tutte tratte dal capitolo 25 di Matteo. Condividono il potente insegnamento sulla prassi di vita che il credente deve accettare per entrare nel Regno di Dio, nella prospettiva di un atto finale reso possibile solo da chi accetta un cammino di conversione e di sequela.
Il Maestro si serve della parabola come metodo e strumento per insegnare un tratto dello stile di vita necessario al credente per accedere al Regno: l’attenzione, la costanza, la capacità di prepararsi per l’evento che accadrà. Anche la pazienza dell’attesa, la furbizia e la determinazione.
Le prime cinque vergini rappresentano tutto questo. A differenza delle stolte che forse erano presenti (solo) per apparire (come altri protagonisti presenti nel vangelo di domenica scorsa) più che comprendere compiutamente quanto stava per accadere, le sagge ci consegnano lo stile di vita con cui il credente deve familiarizzare. Sono pronte, organizzate, sanno attendere. L’evento, annunciato senza indicare “quando”, non le coglierà di sorpresa. Anche le stolte sono a conoscenza di quanto dovrà avvenire: ma l’attesa è vissuta in modo superficiale.
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Le protagoniste sagge della pericope di oggi rimandano alla necessità di una vigilanza come percorso personale da vivere, certo con fatica e difficoltà, ma capace di un’attesa viva e non passiva. Le protagoniste stolte della pericope di oggi ricordano a tutti quanto siamo distratti da altro e quanto fatichiamo a percepire la straordinarietà dell’evento.
Lo sposo è già arrivato, il Padre misericordioso ha donato alle sue creature l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Nonostante la sua predicazione, i gesti compiuti e i segni straordinari con numerosi testimoni, è stato ucciso. La Vita è stata ripudiata da noi creature. Ma risorgerà. Proclamiamo nel simbolo di fede che il Signore tornerà: è la parusia, la seconda venuta del Salvatore. Crediamo oppure siamo increduli?
Per riflettere
Ci stiamo preparando alla seconda venuta di Gesù, Figlio di Dio? Viviamo nella quotidianità la nostra fede che è tradurre nelle opere (e non solo le parole) l’insegnamento del Maestro? La parabola distingue tra sagge e stolte. Sappiamo che esistono zone grigie. Ma abbiamo la consapevolezza del Suo Ritorno?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi