Questo passo del Vangelo di Luca mi ha sempre colpito: come è possibile che Maria e Giuseppe non si siano presi cura del proprio figlio, appena adolescente, nel viaggio di ritorno da Gerusalemme a Nazareth? Proprio questi genitori, così straordinari, con un compito così prezioso e consapevoli di custodire un tesoro affidato loro da Dio stesso! Solo dopo un intero giorno di viaggio si sono chiesti dove fosse, cercandolo tra parenti e amici. Tre giorni ci sono voluti perché lo potessero ritrovare… nel tempio di Gerusalemme.
È il primo distacco tra la Madre e il Figlio, il primo dolore di Maria. Penso a lei, a quei lunghi giorni di disperazione, di buio. Maria non ha perso Gesù in quei tre giorni, ma, pur essendo tutta bella e tutta santa, rivestita dello splendore di Dio, ha vissuto la sete della perdita di Gesù, il suo Signore. Maria ha perso se stessa e la sua vita; senza Gesù ha sperimentato “la notte oscura”, e ha capito che senza di Lui l’umanità è nell’angoscia, l’umanità è morente. Ritrovando suo figlio nel tempio ha ritrovato se stessa, la sua identità. Bellissime e commoventi le parole: “Ecco, tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo!”. Mi domando: perché Dio ha permesso tutto questo?
Al tempio Maria non ha compreso la risposta del giovane Gesù, ma ha custodito tutto questo nel suo cuore; tutto ciò che Dio le faceva vivere come un dono. Credo di trovare la risposta nel passo delle nozze di Cana: Dio ha permesso a Maria di fare l’esperienza di buio perché potesse comprendere l’angoscia dell’essere senza Dio. Le ha donato la capacità e la sensibilità per vedere che proprio lì, in quelle nozze, non c’era gioia. Lei sa che solo suo figlio può donare vita… una vita nuova! È strano che nei due episodi ci sia un dialogo tra madre e figlio nel quale il Signore risponde con poca dolcezza, quasi a prendere le distanze dalla madre.
Eppure, se nel tempio il giovane Gesù replica che lui è lì perché deve occuparsi delle cose del padre suo (ma poi starà sottomesso ai genitori), a Cana è la madre che lo apre alla sua missione, quasi a indicare che quello è il tempo di andare, di non stare più sottomesso. Maria è stata la prima che ha accolto Gesù nella sua vita e in seguito ha diviso con gli altri il dono ricevuto. Maria offrì il suo corpo, la sua forza, tutto il suo essere per dare vita al corpo di Gesù.
E Maria è colei che riconosce i nostri bisogni, le nostre mancanze; è colei che ci porta a Gesù per essere guariti e per essere salvati, perché è nostra avvocata. Maria e Gesù sono una cosa sola: dove è la madre c’è sempre il figlio, dove è il figlio c’è anche sua madre.
Per riflettere
Dobbiamo occuparci quotidianamente delle cose del padre per rimanere ancorati a Gesù, come Maria che custodiva tutto ciò che viveva nel suo cuore, ed elaborarlo attraverso la preghiera e la parola di suo figlio.
Preghiera finale
Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne,
figlia e ancella dell’Altissimo sommo Re il Padre celeste,
Madre del Santissimo Signore nostro Gesù Cristo, Sposa dello Spirito Santo,
prega per noi con San Michele Arcangelo e con tutte le potenze dei cieli
e con tutti i santi, presso il Tuo Santissimo Diletto Figlio, Signore e Maestro.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo
come era in principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli.
(San Francesco di Assisi, Antifona dell’ufficio della Passione del Signore)
AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi