Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 11 Settembre 2020

Medita

Continua l’insegnamento di Gesù ai suoi discepoli. Dopo averli invitati ad essere figli dell’Altissimo, cioè ad essere benevoli verso gli ingrati e i malvagi, a non escludere nessuno dal raggio d’azione di questo amore e a provare sentimenti addirittura materni nei confronti degli altri, ora Gesù mette in guardia i suoi discepoli da quei rischi sempre presenti in ogni comunità. Sono i rischi della spiritualità farisaica, è la pretesa dei discepoli di mettersi a fare la guida e il maestro degli altri. No, nella comunità di Gesù c’è una sola guida e un solo maestro: il Cristo.
Allora Gesù nel suo insegnamento dice ai discepoli: “Può forse un cieco guidare un altro cieco?”. Ecco, già la sola pretesa di essere la guida dell’altro rende cieca la persona. Il credente non è chiamato a fare da guida, l’unica guida è il Cristo, ma il credente è compagno, compagno di viaggio che sostiene l’altro; lo incoraggia, ma non lo guida.
Questa parabola è all’inizio di un discorso di varie parabole; tutte mettono in luce il pericolo di sentirsi superiori, per ruolo, per sapere, per conoscenza. E quindi ci si erge a guide, a maestri; si giudica (la trave e la pagliuzza), si pretendono frutti buoni quando si è alberi cattivi.
La cecità iconica della parabola non è una menomazione fisica. La cecità è quella interna, quella spirituale, quella psicologica. La cecità potremmo chiamarla ignoranza; è la presunzione, l’ostinazione di chi crede di sapere e non sa, di chi crede di vedere e non vede, di chi crede di aver fede e, invece, non ne ha.

Rifletti

Anche se ho molto peccato, Gesù può fare tanto bene con me, se mi lascio guidare. Oggi, in qualunque situazione mi trovo, prendo la ferma decisione di lasciarmi guidare da Gesù, sull’esempio di Maria.

Prega

Vorrei salire molto in alto, Signore,
sopra la mia città, sopra il mondo, sopra il tempo.
Vorrei purificare il mio sguardo e avere i tuoi occhi.
Vedrei allora l’universo, l’umanità, la storia,
come li vede il Padre.
Vorrei la bella, eterna idea d’amore del tuo Padre
che si realizza progressivamente:
tutto ricapitolare in te, le cose del cielo e della terra.
E vedrei che, oggi come ieri, i minimi particolari
vi partecipano,
ogni uomo al suo posto, ogni gruppo ed ogni oggetto.
Vedrei la minima particella di materia e il più piccolo
palpito di vita;
l’amore e l’odio, il peccato e la grazia.
Commosso, comprenderei che dinanzi a me
si svolge la grande avventura d’amore
iniziata all’alba del mondo.
Comprenderei che tutto è unito insieme,
che tutto non è che un minimo movimento
di tutta l’umanità e di tutto l’universo verso la Trinità,
in te e per te, Signore.
(Michel Quoist)


AUTORE: Claudia Lamberti e Gabriele Bolognini
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
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