Il vangelo ci suggerisce che l’atteggiamento vero della fede non è vedere un segno per poi credere, ma credere in assenza di segni fino al punto in cui quella fiducia rende visibile anche il segno: il funzionario del re crede a Gesù ben prima di aver verificato l’efficacia del miracolo.
Credere richiede un movimento di graduale fiducia, un affidarsi sempre più consapevole, un irrefrenabile impulso di mettersi in cammino anche in assenza di prove evidenti e richiede fiduciose attese: “Tuo figlio vive”, e l’uomo, credendo alla Parola, già si mette in cammino.
Il movimento del funzionario, agitato, affannato, convulso disperato per la malattia del figlio. Il movimento di Gesù a cui viene chiesto di scendere, che torna, giunge, va.
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Lì dove l’acqua si fa vino, il funzionario diventa prima uomo, quando crede alla Parola, e poi padre, quando spezza la sua storia con quella della sua comunità che gli testimonia il passaggio del figlio dalla morte alla vita, tanto che credette lui con tutta la sua famiglia.
La disponibilità a muoverci, anche senza sapere esattamente quando i cieli saranno davvero capaci di offrirci novità e la terra così feconda da far germogliare ancora frutti di gioia da gustare e condividere, genera una sovrabbondanza di conversione, misericordia e fede.
«Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». Rendere «grazie per sempre» al Signore, per i suoi doni e per la sua fedeltà, significa accettare che la realtà, quindi anche il passato e il futuro, non possa in alcun modo essere considerata il luogo dove si consuma il tragico fallimento dei nostri sogni, ma lo spazio di libertà dove Dio intende partecipare «alla festa» della nostra vita con la sua paternità salvifica e terapeutica.
Per riflettere
La fede non viene mediante i segni, ma i segni seguono coloro che credono.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi