La parabola del Padre misericordioso costituisce la croce e la delizia di ciascuno di noi: croce perché in tutta onestà sappiamo che le figure dl figlio minore dissipatore dei beni paterni e quella del figlio maggiore gretto e meschino non ci sono mai del tutto estranee. Delizia perché la consapevolezza di avere un padre che sta alla finestra ad attendere il nostro ritorno, che ci viene incontro e che ci perdona nonostante i nostri stupidi balbettii e le nostre futili giustificazioni non può non provocare in noi altro che una gioia profonda.
Dopo questa rivelazione di Gesù noi sappiamo che abbiamo sempre la possibilità di ripartire, di rinascere di nuovo, di cancellare il passato e tornare a fare festa con chi, nonostante noi, non ha mai smesso di volerci bene. Certamente dobbiamo anche tener conto del fatto che molti di coloro che ci vivono accanto non comprenderanno tutto questo e, mossi non dall’amore, ma dal desiderio di rivalsa, invocheranno nei nostri riguardi lunghe espiazioni e pene esemplari.
Niente di nuovo, verrebbe da dire, né nella società, né nella chiesa, ma questa figura di Padre rimane come un modello e un monito costanti. Nessuno di noi può dire di essere esente da colpe, nessuno di noi può dire di non aver bisogno di perdono. Noi possiamo solo guardare alla finestra della nostra casa e sperare di vedere accanto al padre (e mi verrebbe da dire anche la madre) un fratello o una sorella che, prima di giudicarmi, piangesse per la gioia del mio ritorno.
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FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi