Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 11 Marzo 2022

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Le parole di Gesù non sono esagerate, illuminano il disordine che il demonio ha portato nel mondo. La legge consegnata a Mosè poneva un argine al male dirompente, era come un pedagogo che doveva condurre alla verità. La legge ci impone di non uccidere, e su questo siamo tutti d’accordo; nessun fariseo ha mai ucciso, come nessuno di noi.

Tuttavia la legge di Mosè non arriva a segnalare il pericolo di una parola detta con superficialità, di una battuta che cela una calunnia, di un insulto che sembra fotografare la realtà. È a questo segreto velenoso custodito nel cuore che puntano le parole di Gesù. È qui che sono concepiti i pensieri malvagi che divengono parole come proiettili prima, e azioni ingiuste poi.

È nel cuore che alberga l’ingiustizia, cova il risentimento, è allevata l’incredulità. Chi si adira con il fratello lo ha già ucciso nel proprio cuore; chi lo considera stupido o pazzo ha già assassinato in lui l’immagine di Dio. Il cuore dell’empio è schiavo della menzogna di Satana e partorirà sempre azioni malvage, senza giustizia, perché fondamentalmente dettate dall’egoismo e dall’orgoglio autosufficiente.

Per questo Gesù non fa distinzione tra omicidio e ira e insulto, perché tutto proviene dalla stessa radice. E Lui non è venuto a sostenere il muro della Legge eretto a difesa contro il male, lasciando una serie di precetti ancor più gravosi. Lui è venuto a instaurare il regno di Dio, la sua giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei, che dilata la legge laddove i criteri umani e mondani non possono arrivare, a dare la vita per chi ci odia, ci insulta, ci è avversario davvero.

Per riflettere

I comandamenti, in particolare i precetti morali negativi, sono l’inizio e la prima tappa necessaria del cammino verso la libertà: «La prima libertà—scrive sant’Agostino—consiste nell’essere esenti da crimini… come sarebbero l’omicidio, l’adulterio, la fornicazione, il furto, la frode, il sacrilegio e così via. Quando uno comincia a non avere questi crimini (e nessun cristiano deve averli), comincia a levare il capo verso la libertà, ma questo non è che l’inizio della libertà, non la libertà perfetta». (Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae)


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi