Gran parte della nostra relazione con Dio si gioca nel rapporto che abbiamo nei confronti delle cose. Lo vediamo in queste due scene dell’incontro di Gesù con quest’uomo, che negli altri vangeli viene descritto come “giovane” e “nobile”.
La prima scena ce lo fa vedere mentre corre incontro a Gesù, che desidera incontrare e chiama Maestro. Si pone come discepolo, per essere istruito su come avere in eredità la vita eterna. Si rende conto che le cose che possiede non gli bastano e desidera fortemente dare un senso alla sua vita, perché si sente incompleto. Desidera essere felice, i piaceri non lo soddisfano e gli chiede cosa fare, perché vuole mettersi in gioco.
La seconda scena ce lo fa vedere scuro in volto e rattristato. Non era libero di scegliere, non era lui che possedeva le cose, erano le cose che lo possedevano: erano idoli, non strumenti da condividere e utili per costruire relazioni.
Tutto passa dalle relazioni, in un crescendo di qualità: relazioni con le cose, con noi stessi, con gli altri, con Dio. Se si inceppa qualcosa e non si cresce nelle relazioni, se non si riesce ad alimentarle con nuove esperienze di bene e non con nuove cose, la vita non è più feconda, muore prima spiritualmente e poi anche materialmente.
Per riflettere
Preghiera finale
Giunga il mio grido fino a te, Signore, fammi comprendere secondo la tua parola.
Venga al tuo volto la mia supplica, salvami secondo la tua promessa.
Scaturisca dalle mie labbra la tua lode, poiché mi insegni i tuoi voleri.
La mia lingua canti le tue parole, perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
Mi venga in aiuto la tua mano, poiché ho scelto i tuoi precetti.
Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia.
Possa io vivere e darti lode, mi aiutino i tuoi giudizi.
Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
(Salmo 119)
AUTORE: Michela e Paolo Buti, Cristina e Emanuele Cattin
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi