Dopo aver ormai compiuto metà del cammino quaresimale, la Liturgia sembra avere bisogno di farci levare gli occhi e posarli direttamente sul mistero della Croce del Signore, per riaprire il cuore alla speranza ben aldilà di tutte le lentezze e di tutte le eventuali e inevitabili colpe.
Nell’oscurità della notte il Signore Gesù chiede a Nicodemo, precipitato nel buio del suo smarrimento interiore, di fare un passo in più «verso la luce» (Gv 3, 21). È come se tutti fossimo invitati a fare un bilancio provvisorio del nostro cammino, tanto da chiederci in che misura i passi del nostro cuore stanno salendo «verso» Gerusalemme ove sarà «innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna», a condizione che accettiamo non solo di guardare verso di Lui, ma di lasciarci guardare da Lui.
Colui che ha amato il mondo fino al punto da mandare il Figlio unigenito, uomo tra gli uomini, non giudicherà il mondo che a partire dal bisogno che gli uomini hanno della luce e dalla loro capacità di aprirsi, rischiando e crescendo, al dono della luce resasi prossima alla loro stessa carne.
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Sullo sfondo di questa tenebra, che radica nella fatica del nostro cuore ad accogliere il «giudizio» di Dio su tutto ciò che in noi contrasta con il suo disegno di amore e di benevolenza, si delinea il profilo di quella croce piantata al cuore della storia come un vessillo che permette di riprendere i contatti tra il cielo e la terra, tra Dio e l’uomo, tra ciascuno di noi e il Creatore; e questo «per grazia».
La croce, il nostro esodo rinnovato non come l’ultima stazione di un viaggio disperato, ma come la porta che apre a un oltre che ci viene donato, ma che pure passa per la nostra generosa accoglienza e il nostro audace coinvolgimento.
Unica condizione di accesso al Regno è quella di “credere”, è richiesto solo l’atto di fiducia in un Dio che ha amato il mondo.
Per riflettere
Dio non giudica nessuno, ma all’ombra della Croce mi guardo dentro e so chi sono; lo dicono le mie opere, quelle che faccio vedere volentieri e quelle che preferisco nascondere.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi