Un’altra parabola sul destino finale dell’uomo segue a quella di ieri. In questa, oltre al destino individuale, si può leggere in trasparenza anche una considerazione sul popolo di Dio, a cui è stata affidata la parola del Signore, una parola che costituisce, come il banchetto del ricco Epulone, una vera e propria ricchezza malvagia, se gestita in modo esclusivo, a solo vantaggio individuale e non comunicato alle altre nazioni.
Chi ascoltava Gesù in quel momento comprendeva benissimo tutto questo, vedeva la minaccia contenuta nelle sue parole. Una minaccia di sostituzione, di allontanamento dalla fonte del dono del Signore. E sicuramente questa volontà universalistica di Gesù è stata uno dei motivi per cui il Tempio ha cercato la sua condanna. Un desiderio di esclusività che condiziona molto anche il nostro tempo, la ricerca di essere di più, di possedere di più, di prevalere, a dispetto degli altri.
E chi arriva ad insidiare il nostro campo, la nostra vigna è un nemico, anche se fosse addirittura il legittimo proprietario. Uno sguardo curvo su di sé, che esclude, che relega lontano chi anche venisse a reclamare i propri diritti è l’esatto opposto di ciò che il Signore ci ha insegnato: chi ha accolto affamati e assetati, visitato infermi e carcerati, amato l’altro che viene a turbare le nostre sicurezze si sentirà rivolgere dal Signore l’invito.
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“Venite con me!”.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi