Come accennavamo, la sinagoga e la casa di Pietro sono molto vicine, secondo quanto emerge dagli scavi archeologici, collocate quasi di fronte nel villaggio di Cafarnao, sulla riva del mare di Galilea. Se il primo segno di Gesù avviene in un luogo pubblico, la sinagoga, il primo “miracolo” avviene in quello che possiamo pensare essere un luogo privato: la casa di Pietro.
Tuttavia la sua azione non passa inosservata e tutti i vangeli sinottici riportano questo miracolo apparentemente piccolo, quasi insignificante. La suocera di Pietro ha una “semplice” febbre, una malattia indefinita, eppure invalidante, tanto che questa donna è a letto, incapace di muoversi.
Alla fine del suo vangelo, Marco ricorda le donne di fronte alla croce: «Vi erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme» (Mc 15, 40-41). Forse la suocera di Pietro è una di queste donne che ha seguito Gesù dalla Galilea a Gerusalemme? Non lo sappiamo, ma certo anch’essa si pone a servizio del Signore, e questo termine indica molto di più di un semplice affare di “cucina”.
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In questo brano possiamo solo osservare che la liberazione di un uomo posseduto da uno spirito immondo e la guarigione della suocera di Pietro sono l’elemento che spinge tutta la città a riunirsi davanti alla porta della casa, per incontrare Gesù e presentargli i propri “dolori”. Il Signore accoglie queste tacite e eloquenti preghiere, che i malati e i sofferenti esprimono silenziosamente, ma lui stesso sente il richiamo della preghiera, dell’incontro con il Padre.
Per riflettere
Circondato dalla gente, anzi da tutta la città, da tutti i malati di Cafarnao… Gesù vive, nel racconto di Marco, una giornata intensissima. Tuttavia trova tempo per la preghiera, nel silenzio della notte. E noi? Le nostre giornate sono piene, frenetiche, ma manca qualcosa: manca il tempo della preghiera, del silenzio. Sentiamo questa mancanza? Possiamo cambiare qualcosa?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi