Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 10 Dicembre 2021

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Gesù si rivolge alle folle, ai suoi contemporanei, alla sua generazione. In quel tempo e a quelle persone, ovviamente, precisamente collocate nella storia e nella loro terra; persone che rende partecipi del suo sentire, di una sua valutazione critica scaturita dallo scontro tra desiderio di dialogo e percezione di chiusura. Il succedersi delle filosofie, l’evoluzione della genetica e della tecnologia non hanno tolto attualità a quel giudizio, che risuona vero anche per altre generazioni, e pure per la nostra, nonostante i diversi strumenti usati per relazionarci tra noi e con la realtà intorno.

Nel paragone di Gesù ci ritroviamo bambini, in piazza, divisi in gruppi incapaci di comunione, di condividere la gioia o il lutto, indifferenti alle vicende degli altri ma indispettiti dal mancato interesse dei compagni. Bambini non per innocenza e purezza, ma per immaturità ed egocentrismo.

E incapaci di leggere e capire i segni dei tempi: impermeabili alla sollecitazione austera di Giovanni e giudici perbenisti del Gesù amico di pubblicani e peccatori.
Un giudizio senza finalità di condanna, speriamo almeno per ora, che si apre all’invito a lasciarci coinvolgere in modo adulto e profondo dalle opere che, allora come oggi, svelano il disegno della sapienza.

Per riflettere

Se un regalo di Natale vogliamo preparare al Signore, quest’anno, potrebbe proprio essere il proposito di essere meno lamentosi, di riscoprire la gratitudine per tutto ciò che siamo, abbiamo e facciamo, smettendola di essere sempre imbronciati con tutti e riconoscendo i nostri limiti e le nostre responsabilità. (Paolo Curtaz)

Preghiera finale

Quando trovi chiusa la porta del nostro cuore,
abbattila ed entra: non andare via, Signore.
Quando le corde della nostre chitarre dimenticano il tuo nome,
ti preghiamo, aspetta: non andare via, Signore.
Quando il tuo richiamo non rompe il nostro torpore,
folgoraci con il tuo dolore: non andare via, Signore.
Quando facciamo sedere altri sul tuo trono, o Re della vita:
non andare via, Signore.
(Rabindranath Tagore)