«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Siamo disposti a credere e onorare Dio quando non siamo nella gioia, quando nel nostro cuore egli non gode di questa evidenza o quando, ancora, non siamo nella angoscia e non abbiamo bisogno di nessuna supplica?
In altre parole, Dio è il nostro Signore sempre o soltanto in alcuni frangenti della nostra vita; Cristo è nostro Re solo nel momento in cui c’è da festeggiarlo nella Domenica delle Palme o anche quando c’è da portare con Lui la croce sul Calvario? La fede vera ed autentica si radica nel nostro cuore nel momento in cui lascia da parte gli andamenti instabili della nostra vita emotiva, per porsi al di sotto e prima di quelli.
Gesù ha un ruolo definitivo nelle nostre esistenze perché è al nostro fianco nella gioia e nello sconforto, nella gratitudine più profonda come nel timore più acceso. Il porto sicuro e saldo è tale a prescindere dai venti e dal tempo, lo è perché per noi rimane un riferimento qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa ci sia richiesta di vivere.
AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi