Con quanta misericordia il Figlio di Dio viene a dirci che possiamo essere frutti di un disegno d’Amore. Non importa quali siano le vie con cui abbiamo scelto di vivere ed annunciare il Vangelo, la nostra stessa vita ne è già la realizzazione.
E lo è fintanto che scegliamo, con consapevolezza, di agire ed essere vicini al Padre, condurre un’esistenza che punti al bene, dove e come possibile. È questa vicinanza al Padre che ci permette di germogliare, di dare il nostro frutto.
È nel nostro essere tralci di questa vite che troviamo compiutezza. Staccarsi, prendere il largo, pensare di far da sé è ciò che invece ci dissecca, ci impoverisce. Quante volte ci è capitato di conoscere alcune persone animate dal bene ma che, lungo il percorso della loro vita, hanno poi perso slancio e adesione a quel principio?
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Non possiamo bastare da soli a noi stessi; non si può andar lontano se non considerandosi creature, fedeli a questa figliolanza. Quel riferimento nelle nostre vite rimane come centro di linfa vitale, mai stanco, mai arido, ed infine mai vinto.
Vale la pena allora fermarsi, prendere tempo, e considerare in quante cose questa forza continua ad animarci e in che modo esserne noi l’espressione nel mondo, con ferma pazienza e vera gioia.
Per riflettere
Come sta la nostra fede? Quanto è nutrita da questo principio d’Amore? Quanto siamo consapevoli di essere creature di un Padre che ci ama?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi