La questione dell’autorità è molto importante per scribi e sacerdoti a Gerusalemme dal momento che per loro potere religioso e potere politico coincidevano. Dare un’interpretazione delle scritture, come stava facendo Gesù, equivaleva a presentarsi come un possibile capo del popolo.
Perciò la domanda maliziosa degli scribi riguarda la vera motivazione di Gesù. In altre parole gli scribi stanno chiedendo: “Ma tu ci credi davvero? O sei dei nostri?”. Cioè, le tue parole così diverse da quelle che abbiamo sentito provengono da Dio o lo fai solo per fame di potere e prestigio, per altre motivazioni più terrene?
Paradossalmente, se Gesù si fosse mostrato più flessibile, più “terra terra”, forse il conflitto con i sacerdoti si sarebbe risolto in modo diverso, un accordo si sarebbe trovato e non sarebbe finito sulla croce.
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Invece il messaggio di Gesù è intransigente e totalizzante, fuori dalle logiche terrene, e quindi non contrattabile con trenta pezzi d’argento. Il modo con cui lo comunica agli scribi è quello di rifarsi a Giovanni Battista e chiedere agli scribi: “Quando il Battista vi ha annunciato il Vangelo, voi che avete fatto?”. Perché i poveri hanno creduto al Battista e si sono fatti battezzare, i sacerdoti invece sono stati tiepidi e non si sono convertiti.
Anche nella nostra vita a volte cadiamo nella trappola di chiedere a Dio se quello che vuole da noi è il nostro “potere” terreno, quel poco che abbiamo. E la risposta di Dio è sempre la stessa, intransigente: “Io voglio voi. Non vi sto chiedendo di amarmi perché voglio avere autorità su di voi, ma perché voglio liberarvi”. Che possiamo tutti rispondere con gioia a questa chiamata appassionata.
Per riflettere
Riconosciamo la vera autorità del Signore su di noi? Oppure sentiamo solo che vuole limitare la nostra libertà e dominarci? Tentiamo di contrattare la relazione con Dio?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi