Da questo momento non solo Gesù, bensì tutto il gruppo, annuncia la Buona Novella di Dio alla gente. Se la predicazione di Gesù causava conflitto, molto di più ora questo succede con la predicazione di tutto il gruppo.
Nel brano di Marco vengono descritte le raccomandazioni del Signore sullo stile che la missione deve avere. Da un lato i discepoli devono andare con totale disponibilità, per incontrare la gente, senza preoccupazione di guadagno o di sopravvivenza. Devono cercare chi è malato e liberarlo, consolarlo con l’olio, risanarne le ferite e le piaghe del cuore.
Ma dall’altro lato devono anche evitare di accettare qualsiasi ipocrisia, il buonismo senza responsabilità. Accanto alla carità e premura per le sofferenze, devono anche avere il coraggio di smascherare le ipocrisie, di reagire alle chiusure, di accettare la sconfitta personale. Devono andarsene, senza rimpianti né debolezze, da là dove l’accoglienza non c’è, dove il rifiuto o l’ipocrisia rendono sterile l’annuncio e la testimonianza. Un compito sicuramente non facile.
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I discepoli vanno a due a due, nessuno parte da solo, perché l’evangelizzazione è una missione comunitaria e porta frutti solo se fatta in comunione con la Chiesa, coi fratelli. Ogni vero annuncio nasce dal confronto: insieme, si arriva prima, si opera meglio e non si corre il rischio di portare le proprie idee al posto di quelle di Gesù.
Oggi è la Chiesa che ci manda e ci accompagna. Anche noi quindi siamo chiamati ad andare in semplicità, in povertà, senza bagagli troppo pesanti. Liberi per amore, vuoti per lasciarsi riempire, ricchi solo di Lui. “Non prendete nulla per il viaggio, oltre al bastone”. Cioè, appoggiamoci a Lui, il resto può essere utile, se c’è, ma non è necessario.
Quanto ci sbagliamo pensando di poter richiamare la gente al Vangelo usando solo i mezzi umani. Ciò che conta più di tutto è avere Gesù nel cuore. Conoscerlo, amarlo, volerlo servire, volergli assomigliare, contare sulla sua forza e non sulla nostra capacità.
Per riflettere
Anche oggi Gesù ci invia nei luoghi del nostro lavoro, del nostro studio e dentro ogni quotidianità per rendergli testimonianza con l’esercizio della carità. È il compito assegnato a ogni battezzato. Ne siamo consapevoli?
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FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi